Stando a quanto afferma James Comey, attuale direttore dell’FBI, i software di cui dispone l’agenzia per sbloccare i dati possono agire soltanto sui modelli precedenti all’iPhone 5, mentre per quanto riguarda i modelli da quest’ultimo in avanti non si è ancora trovata una tecnologia in grado di decrittare gli algoritmi di Apple.
La querelle sulla privacy degli utenti dell’azienda di Cupertino è legata alla tragica vicenda di Syed Rizwan Farook, meglio noto come il killer di San Bernardino, del cui telefono sarebbe stata intimato ad Apple lo sblocco da una sentenza giudiziaria inizialmente rifiutata dai vertici della casa produttrice.
L’Fbi è comunque riuscita, mediante l’utilizzo di un software di una terza parte, ad accedere ai dati dello smartphone dell’attentatore, rendendo così inutili ulteriori strascichi legali che, stando alle parole dei legali di Tim Cook, potrebbero ancora protrarsi.
I vertici di Washington non hanno infatti alcuna intenzione di divulgare il metodo con cui il telefono è stato sbloccato, nonostante le pressioni di Apple per ragioni legate alla sicurezza dei propri utenti.